Il Ghibellino, chi era costui? Era Castruccio Castracani degli Antelminelli, nobile famiglia lucchese, grande condottiero vissuto a cavallo del 1300. Combattè e vinse numerose e famose battaglie, a capo dell'esercito ghibellino (pro imperatore) contro i Guelfi (pro papa) tra cui la battaglia di Montecatini, di Altopascio e di Pistoia. Famosi i Castelli e le fortificazioni da lui edificati, tra cui la Fortezza Augusta a Lucca, la rocca di Castelnuovo Garfagnana, le fortificazioni del castello di Carmignano a Prato, la torre di guardia di Serravalle, il Torrione di Agliana. Sulle colline sopra Vangile, a Massa e Cozzile soleva passeggiare meditando le strategie per le imminenti battaglie.
E su queste colline, domenica 5 aprile, si è svolta la omonima gara podistica, in cui si sono dati battaglia, seguendo diverse strategie, i migliori podisti della Toscana. Alla fine l'ha spuntata Jamali Jilali, che ha superato proprio nel finale Fabrizio Becattini, il vincitore della neonata maratonina di Borgo a Buggiano.
Il Ghibellino si ama o si odia, è stato detto. Io l'ho amato dalla prima volta e quest'anno ho voluto capire, se si può capire, perché lo amo. E fin dalla partenza ho cercato disperatamente un motivo, uno soltanto, di questo amore. Forse la vista di quel lungo serpentone in salita che si snoda oscillando sul rettilineo iniziale. Forse quei saliscendi dolci e curvi che ti permettono di osservare dall'alto i campi di ulivi degradanti. Forse l'improvviso apparire, dietro l'ultima curva, del campanile che sovrasta e fa da guardia alle case ordinate e pulite del Colle. Forse l'avvicinarsi di Massa, il passaggio nel borgo antico, il saluto di qualche passante incuriosito. O forse l'erta che porta a Cozzile, la vista delle chiese trecentesche, il pensiero che ripercorre i secoli e a ritroso si ritrova nel medioevo, l'era di Castruccio. No, non è questo, ne sono certo, c'è qualcosa di più, qualcosa di più profondo che fa amare questa corsa, una corsa fatta, per ora, solo di fatica, del sudore che ti va negli occhi, che ti bagna la strada. Ecco, ora si entra nel bosco. La prima volta pensavo "è fatta". Ora so che non è vero, so che mi aspetta ancora una nuova fatica, fatta di sentieri che prima degradano dolcemente e poi improvvisamente si inerpicano senza lasciare scampo. Prima i fiori di fragola ai bordi del sentiero ti fanno capire che la primavera è lì davanti a te, a giugno potrai andare al tuo posto delle fragole e le raccoglierai per far felice Francesca, che poi ti preparerà i suoi deliziosi, dolci bicchieri. Poi i campi di papaveri che precedono i filari di uva, un inno all'ordine e alla precisione. Infine gli oliveti. Si, non siamo lontani dal ponte di Barano. Lì mi aspetta sicuramente una bella fotografia, la fanno a tutti, anche agli ultimi. Questa è democrazia! E poi l'agognata strada asfaltata, vicino a Marliana. Non siamo molto vicini alla meta, ma ora è solo discesa, che bellezza! Ma non per questo amo il ghibellino. Sono quasi arrivato e non ho ancora scoperto l'arcano. Ho percorso tutto il ghibellino alla ricerca di un perché e non l'ho trovato. L'ultima curva, il tappeto rosso, lo striscione in lontananza, la gente. Il cuore ha un sobbalzo, l'emozione è ancora grande. Sì, ora ho capito, ora capisco perchè amo il ghibellino. Perché ce l'ho fatta. Non perché ho finito di soffrire, ma perché ho finito la corsa, ho superato tutte le difficoltà, sono volato in paradiso, nel paradiso di tutti quelli che hanno lottato, hanno sofferto, hanno stretto i denti e hanno centrato l'obiettivo. Si, il ghibellino è una metafora della vita: si lotta, si soffre, si ama.
20 Bonini Mario 1.30'42"
249 Abeni Sergio 2.11'14"
martedì 21 aprile 2009
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